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L'immagine della verità come qualcosa di dato e posseduto contrasta, secondo Umberto Curi, con quanto è possibile ritrovare sia nella tradizione giudaico-cristiana che nella cultura greca. La verità non è infatti il culmine di un'attività di carattere teoretico-conoscitivo bensì qualcosa di pratico, di connesso alla libertà, che esige un processo di infinita investigazione e conflitto. Il percorso sulla verità suggerito da Curi attraversa l'incontro di Gesù con Pilato, la Repubblica di Platone, i frammenti postumi di Nietzsche, e giunge fino a Heidegger e alla sua illuminante lettura del mito della caverna. La verità non è un quieto possesso... ma accade solo nella storia della continua liberazione, la quale si consegue veramente non rimanendo a contemplare il sole, ma ritornando nella caverna per diventare attivi liberatori dalle ombre.